Ribaltare le prospettive è sempre un esercizio utile in qualsiasi campo operiamo. Apre nuove possibilità d’azione, traccia nuovi sentieri da percorrere.
Il campo del quale faremo riferimento, naturalmente, è quello dell’alimentazione dei bambini.
Il progetto EDUEAT, infatti, è tutto incentrato proprio su questo tema e sulla chiave ludica per comunicare ai bambini certi principi di un’alimentazione sana, corretta e soddisfacente per loro.
Qual è, dunque, la prospettiva da ribaltare? È quella che vuole da sempre che “a tavola non si giochi“. Quante volte i nostri genitori e nonni ci hanno ammonito con frasi del tipo “Mirco, a tavola non si gioca!…Emma, via le mani dal piatto…con il cibo non si gioca!“
Grosso errore che non ha sortito altro effetto che far odiare al bambino il momento della seduta a tavola; momento che è invece tra i più importanti della giornata, soprattutto al giorno d’oggi, perché è uno delle poche occasioni in cui l’intera famiglia può stare insieme, parlare, confrontarsi, raccontare: vivere con stress questo momento significa sciupare un’opportunità educativa insostituibile, non replicabile nell’arco della giornata.
Proviamo ad educare i nostri bambini ribaltando questa prospettiva: giochiamo a tavola!
Il cibo è un perfetto cavallo di Troia per raccontare altro, per comunicare indirettamente altri valori. Il cibo, specie per i bambini in tenerissima età è il primo giocattolo, la prima esperienza sensoriale, la bocca è il primo organo con il quale si apprestano a conoscere il mondo.
Per i bambini più grandi potrebbe essere uno stimolo per la creatività e per avvicinarsi a cibi storicamente antipatici come frutta e verdura.
Giocare, ad esempio, a disegnare qualcosa utilizzando pezzi di frutta (una macedonia alternativa!), decorare la pizza disegnando un volto con gli ingredienti, sono tutte attività dalle molteplici spendibilità: è una perdita di tempo che dilata il momento del pasto rinsaldando i rapporti genitori-figli; il cibo diventa un giocattolo, quindi qualcosa di amato dal bambino, che quindi migliora il suo rapporto con il mondo; toglie stress al momento del pasto con ripercussioni positive sull’autostima di bambini e…genitori. Sì anche i genitori, perché anche loro pagano, con sensi di colpa e frustrazione, la fine di una cena fallimentare passata a redarguire, arrabbiarsi e, talvolta, punire.
Quindi, per concludere, siccome il mondo non cambia se non cambiamo noi, all’ora di cena… apparecchiamo un gioco!