Il racconto del pomodoro tra peripezie, pregiudizi e successi

Uno dei punti forti del metodo EDUEAT è rappresentato dall’uso delle storie come strumento di apprendimento sensoriale e di socializzazione del cibo in famiglia.
Raccontare storie ci consente di “catturare” l’attenzione dei bambini e di stimolarne l’interesse e la partecipazione emotiva.
Ed è per questo che costruire una narrazione del cibo, un racconto di ciò che si mangia o magari soltanto un piccolo aneddoto che rimanda a come e perché certe materie prime finiscono nel nostro piatto, può rappresentare un’occasione davvero ghiotta per rendere più amichevole il rapporto tra i bambini e il cibo.

La forza del racconto applicato al cibo è quella di dare energia, identità e fantasia a ciò che si mangia. Se prendiamo un ortaggio festoso, estivo e saporito come il pomodoro possiamo fare due cose: o utilizzarlo come semplicemente come ingrediente fondamentale della nostra cucina, oppure ampliarne il fascino e il desiderio di mangiarlo raccontandone l’origine, la vicenda e un destino gastronomico che non era davvero scontato o prevedibile.

Proviamo a capire la vita complicata di questo ortaggio speciale immaginando di raccontarne le peripezie ai nostri figli:

“Il pomodoro è stato un grande rivoluzionario, un sovversivo che ha cambiato profondamente la cucina i suoi sapori. Nasce come figlio di un dio minore in quanto viene considerato un infestante del mais. Poi gli Aztechi iniziano a guardare con più curiosità questa grande e profumata bacca e imparano a coltivarlo, a mangiarlo e a diventarne golosi. Furono gli spagnoli a portare nel Continente il pomodoro, così denominato per le sue piccole dimensioni e per il colore giallo. In Europa il pomodoro viene utilizzato come pianta ornamentale anche perché qualcuno ne mangerà le foglie e si diffonderà la convinzione di una pianta portatrice di malattie. Basti pensare che Il pomodoro dopo qualche secolo di rifiuti verrà immesso sul mercato alimentare degli Stati Uniti soltanto nel 1829. In Italia la citazione più antica risale alla fine XVII secolo e porta la firma di Antonio Latini, il celebre cuoco fabrianese, che consiglia di cuocerlo assieme a melanzane e zucchine. Verso la metà dell’Ottocento avviene il grande incontro tra il pomodoro e la pasta che troverà la sua ricetta eccelsa grazie a Niccolò Paganini e ai suoi ravioli al pomodoro. A partire da questo momento quella del pomodoro diventa una sequenza di successi e di trionfi in cucina. E, come si dice in questi casi, la storia…continua!”